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Aveva ragione il padre nobile del socialismo italiano Pietro Nenni quando saggiamente affermava che “ a fare i puri si trova sempre qualcuno più puro che ti epura”. Così è stato per il partito democratico e per la sinistra che intorno ad esso si è raccolta, su un tema per essi molto spinoso come l’antisemitismo. 

La sinistra ha impostato la propria campagna elettorale – non avendo uno straccio di idea per il paese – sulla rincorsa alla polemica contro il centrodestra e in particolare con quello che avverte come il vero ed unico avversario Fratelli d’Italia. Ogni giorno la stampa progressista lancia anatemi, inchieste, crea apposite “task force” per indagare su Giorgia Meloni, e su coloro che rappresentano la classe dirigente del conservatorismo italiano – leggere Longform su repubblica per capire – al solo scopo di individuare tracce, ombre di implicazioni fasciste, cercando di fomentare un clima pestifero per distogliere l’attenzione sul proprio palese vuoto programmatico. 

Impegnati come sono a scavare a destra, i sinistri non hanno avuto il tempo di guardare in casa loro, e con buona pace dei sostenitori del “fascismo immaginario” scoprire che a sinistra, di più nel partito democratico con buona pace di Fiano e Fassino alberghi un forte sentimento antisemita e anti israeliano. 

L’ex segretario dei Ds, oggi candidato nelle liste dei democratici ha tentato di sminuire la questione in un’intervista su “il Giornale”, cercando di respingere “fuori dal Pd” le idee e le posizioni antisemite. 

Si tratta di un vecchio problema a sinistra, mai affrontato e sapientemente occultato seguendo l’antica quanto puerile usanza di mettere la polvere sotto il tappeto. A far saltare il tutto è stato il segretario dem Enrico Letta con la sua quadriglia di giovani candidati, quelli utili per provare a recuperare un voto giovanile e ribelle, vecchia logica della sinistra movimentista. Peccato per Letta che due dei suoi giovani avessero operato qualche Twittata di troppo, lasciandosi andare in considerazioni decisamente ai limiti. Il caso del duo La Regina e Scarpa è esploso nel cuore del Nazareno, portando alla luce gli scheletrì di una sinistra finto buonista che cela in realtà posizioni ben più radicali di quelle che vuol far credere sotto la patina dell’approccio “moderato”. Fassino parla di posizioni “esterne al pd” ma non è così. La Regina e Scarpa sono solo la punta di iceberg  di un tema che la sinistra ha sempre declassato facendo leva su una posizione anti-sionista per mascherare il latente antisemitismo palesato da molti, anche nomi importanti dell’intellighenzia comunista di ieri e di oggi. 

Non è un mistero che a sinistra non si annoverino particolari simpatie verso il governo di Telaviv sia che governi il conservatore Likud sia che al potere vi siano forze di sinistra, come non è mistero che diversi leader della sinistra contemporanea abbaino in passato – anche da posizioni di governo – manifestato vicinanza ad organizzazioni terroristiche come Hamas ed Hezbollah. 

Sono sempre sotto gli occhi di tutti gli annuali fischi che dalla sinistra munita di bandiere palestinesi vengono indirizzate alla Brigata Ebraica durante le parate del 25 aprile. Ed oltre a qualche frase di circostanza non si annoverano agli annali particolari condanne da parte di esponenti dem se si esclude l’ex segretario e oggi leader di Italia Viva Matteo Renzi da sempre filo israeliano. 

A destra nonostante le sedicenti e capziose accuse che provengono da soliti “soloni” della sinistra  le posizioni sono chiare, la condanna dell’antisemitismo è totale, l’appoggio ad Israele costante, e l’avversione verso il terrorismo islamico di Hamas perenne. 

Come sempre la sinistra è vittima dei propri spettri, anzi twitt.