[la cultura è] “pensar bene qualunque cosa si pensi e quindi un operar bene qualunque cosa si faccia”.
Antonio Gramsci
Scrivere un articolo cercando di sensibilizzare i politici di destra alla “questione culturale” partendo proprio da una dichiarazione gramsciana potrebbe sembrare bizzarro. Ma fu proprio Antonio Gramsci a intuire che la cultura è un vero e proprio “esercizio”, qualcosa cioè da praticare quotidianamente per non perdere la capacità di “pensar bene” e quindi “operar bene”.
Ne scrivo in un momento particolarmente impegnativo per il primo governo “conservatore” italiano. La crisi energetica, la crisi economica, la difficile congiuntura internazionale assorbono totalmente le energie del governo Meloni. Il rischio è quello di perdere di vista la vera “rivoluzione” di cui la destra nostrana ha bisogno: quella culturale.
Affinché l’esercizio culturale possa essere praticato quotidianamente, i politici conservatori devono riconoscere il ruolo fondamentale che svolgono i centri adibiti proprio a questo scopo. Così come si frequentano le palestra per allenare il fisico dopo una lunga giornata lavorativa, è necessario frequentare centri studi, think tank, conferenze, convegni, in cui si discute di cultura politica. Sfortunatamente, a destra, i centri culturali che organizzano iniziative del genere non sono molti…ma ci sono! e hanno bisogno di tutto il supporto possibile per riappropriarsi di spazi (fisici e non) che per molto tempo sono stati monopolio di una sinistra molto più attenta alla tematica (anche grazia al loro grande maestro).
Vengo al punto anche per non annoiare troppo i nostri lettori: la “questione culturale” esiste, non sacrifichiamola sull’altare della realpolitik.