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Il Natale però quanto si tenti di secolarizzarlo e banalizzarlo  – ed i segni sono visibili – è una festa profondamente cristiana. Certo alle festività cristiane preesistevano quelle romane, legate alla religiosità che noi definiamo ed etichettiamo con molta, troppa semplicità pagana, ma il Natale non è solo una questione di calendario,  ma un messaggio, il compimento di una profezia, attesa come il sorgere di una speranza, come una luce nelle tenebre. Natale è speranza, e il sorgere di un fuoco nuovo negli animi, nei cuori. Il Natale è purezza, luce, speranza. 

Ma il Natale è qualcosa di più, e ciò che unisce Dio all’uomo: il Dio  creatore che ha plasmato l’uomo si incarna nel seno della Vergine Maria, e in quel grembo, creatore e creatura divengono un tutt’uno, accomunati dallo stesso processo generatore. Dio si fa uomo, per essere uomo e riscattare da uomo la stessa umanità, ed è nell’umanizzazione di Dio che  risiede la forza del messaggio salvifico Cristiano. 

Non è a Dio prendere le sembianze  di uomo, a mostrarsi come uomo – quante volte nel mito, nell’epica, nella tradizione greca le antiche divinità assumo le fattezze umane per mostrarsi agli uomini e agire in mezzo a loro – ma ad essere uomo, nascendo da uomo, vivendo da uomo, e morendo da uomo. Risorgendo poi per dare all’umanità il segno tangibile della verità. 

Ed è lo stesso Gesù a dire “ io sono la via, la verità e la vita” (Vangelo di Giovanni), ed è con il Natale che si apre quella via, una via nuova per l’umanità, un sentiero che l’uomo può scegliere;  seguire la via tracciata da Cristo, la luce, oppure restare sepolto nel buio dell’incertezza. Dio non si è mostrato, ma si è rivelato, facendosi  uomo fra gli uomini, portando sulla carne le ferite di tutti, e mostrando la forza più grande, quella dello spirito oltre la carne. Perché se lo spirito è forte anche le più profonde ferite incise sulla carne si annullano, ma in quei segni vi è il  simbolo di tutta la sua radicalità, del cammino tortuoso e pieno di incertezze. 

L’incertezza è il luogo dove è appostata la tentazione, un deserto che ogni uomo è chiamato ad attraversare, ed è li che la verità dona consapevolezza ad ogni cosa, perché la fede è consapevolezza, ed in essa vi è lo strumento per superare indenni, ma rinnovati, la lunga e tortuosa traversata. 

Il Natale è principio, ed è nel principio che risiede il significato autentico, come nella Pasqua vi è il compimento che nel Natale ha il suo principio. Nel Natale tutto ha inizio cosi come fu predetto, come nella Pasqua tutto ha il suo compimento, ma a sua volta diviene essa stessa principio nuovo. 

Ma è nel Natale che la potenza creatrice di Dio si manifesta in tutta la sua immensità, perché nel Natale ha avuto inizio qualcosa di nuovo, perché nel mondo delle sopraffazioni, del dolore e della morte, Dio ha donato all’uomo la forza più grande e più radicale: l’Amore.  Perché dome disse Papa Benedetto XVI “ Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite. Questo è Natale”