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Le notizie degli avvenimenti che in questi giorni ci giungono dalla Palestina ci impongono, per una corretta e utile discussione, un approfondimento sulla storia e le caratteristiche peculiari dei principali attori coinvolti.

Già nella sua denominazione, ad esempio, il conflitto israelo-palestinese contiene un errore, poiché anche gli israeliani potrebbero esser denominati palestinesi in quanto abitanti della Palestina. Nemmeno la denominazione arabo-israeliano per indicare tale conflitto non sarebbe del tutto corretta, poiché vi sono cittadini dello Stato di Israele di etnia araba e religione musulmana e cristiana, in particolare melchita e greco-ortodossa.

Fondamentale quindi è conoscere il significato etimologico dei termini Israele, Palestina, semita, antisemita, ebreo, israelita, israeliano, giudeo, sionista.

Israele è il nome del moderno Stato d’Israele e gli israeliani ne sono i cittadini: la maggior parte di loro sono ebrei ma come già accennato precedentemente vi sono minoranze arabe musulmane e arabe cristiane, denominati arabi israeliani, che costituiscono circa il 20% della popolazione. Vi è poi una esigua minoranza di circassi, etnia di origine caucasica, e di samaritani, quest’ultimi affini agli ebrei.

Il significato etimologico di Israele non ha una origine concordemente accettata dagli studiosi, alcuni ritengono sia il risultato dell’unità del verbo śarar, ovvero governare, con il sostantivo El, ovvero Dio, quindi “Dio governa”. Altri ritengono che l’origine sia da attribuire all’episodio biblico, nel libro della Genesi, che narra la lotta fra Giacobbe, figlio di Isacco e nipote di Abramo, e l’angelo divino: Israele sarebbe il nome dato da Dio a Giacobbe, dalla radice shr, ovvero lottare, ed El, quindi “Colui che combatte con Dio”. Un’altra origine del nome secondo gli studiosi viene da Ish roe El, che significa “l’uomo che vide Dio”.

La Palestina, la regione geografica del Vicino Oriente compresa tra il mar Mediterraneo, il fiume Giordano e il Mar Morto, deve il suo nome ai greci che la chiamarono Palaistínē. Tale nome è ritenuto una traduzione del nome ebraico Peleshet, ovvero Filistea, riferito alla terra dei Filistei, popolazione di origine egea che abitò la costa meridionale palestinese. Dal nome greco Palaistine derivò il nome latino Palaestina con cui i romani chiamarono la provincia di Syria Palaestina.

Nella Bibbia, da Sem, insieme a Cam e Jafet uno dei tre figli di Noè, derivano tutti i popoli semitici. Un semita è un appartenente a una popolazione del gruppo etnico-linguistico dei Semiti o dei popoli semitici e fra questi vi sono sia gli ebrei sia gli arabi. Il primo a utilizzare l’aggettivo “Semitico” fu, nel 1781, il filologo e linguista tedesco August Ludwig von Schlözer, grande studioso della Bibbia. Utilizzò tale termine per classificare il ceppo linguistico delle lingue semitiche, in particolare l’arabo, l’ebraico e l’aramaico.

L’aggettivo antisemita comparve per la prima volta verso la fine dell’Ottocento da un giornalista tedesco, Wilhelm Marr, che coniò il termine con una accezione razzista e nazionalista: nel 1879 egli fondò la Lega Antisemita, la prima formazione tedesca impegnata unicamente nel combattere la presunta minaccia posta dagli ebrei alla Germania, impegnandosi per l’espulsione forzata dal paese di tutti gli ebrei. Nominalmente l’aggettivo avrebbe una connotazione negativa anche per gli arabi, vista la loro origine semitica, ma esso è nato e si è consolidato con una connotazione negativa rivolta unicamente contro gli ebrei in Europa e in Russia: in quest’ultima con i primi pogrom, ovvero le persecuzioni contro le comunità ebraiche nei territori dell’Impero zarista, in particolare negli attuali territori di Polonia e Ucraina.

Il termine ebreo, secondo gli studiosi, ha più di una possibile origine: da Eber, discendente di Sem e da cui Abramo discese. Abramo è il principale patriarca per gli ebrei e fu il primo a essere chiamato ebreo, ovvero ivrih. Un’altra ipotesi è dal verbo avar, che in ebraico significa passare o oltrepassare, da cui deriva ivrì, ovvero “passato oltre”, con riferimento al viaggio di Abramo dalla Mesopotamia alla Terra Promessa a lui da Dio, la “Terra di Canaan”, corrispondente all’attuale Palestina, Giordania e parte del Libano e della Siria. Canaan è il nome del figlio di Cam, quindi il nipote di Noè, dal quale sarebbe disceso il popolo cananeo, popolo che parlava una lingua semitica, benché nella Genesi vengano descritti come discendenti di Cam.

Nel libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, sono narrate le vicende di Abramo, Isacco e Giacobbe, i patriarchi dell’Ebraismo. Abramo era il padre di Isacco, quest’ultimo padre di Giacobbe e dai dodici figli di quest’ultimo corrispondevano le dodici tribù di Israele, tribù legate da vincoli di parentela nei quali, secondo la Bibbia, si suddivideva il popolo ebraico. Israele fu il nome che assunse Giacobbe e i suoi discendenti, i membri delle dodici tribù, vennero perciò denominati israeliti e si stabilirono, sempre secondo il racconto biblico, nella terra promessa al loro patriarca Abramo.

Giudeo è un termine spesso utilizzato come sinonimo di ebreo: in inglese ebreo è jew, jude in tedesco, juif in francese, judío in spagnolo. Possiamo dire che tutti i giudei furono ebrei ma non tutti gli ebrei furono giudei poiché i giudei, per l’appunto, furono gli appartenenti alla tribù di Giuda, uno dei dodici figli di Giacobbe. Si cominciò ad utilizzare il termine giudeo per indicare un ebreo dopo la distruzione del regno d’Israele da parte degli assiri, nel 722 a.C., quando l’intero popolo ebraico fu ridotto alla quasi sola tribù di Giuda. I giudei, quindi, erano la maggioranza degli ebrei rimasti in Palestina ed è plausibile che per tale motivo i romani chiamarono Iudaea la prefettura della provincia romana di Siria nel 6 d.C.

Il termine sionista è il più giovane fra i termini fin qui elencati: l’aggettivo venne coniato nel 1890 dall’editore ebreo austriaco Nathan Birnbaum nella sua rivista Selbstemanzipation e deriva dal monte Sion, dove nacque e si sviluppò la città di Gerusalemme. Piacque a Theodor Herzl, giornalista e attivista ebreo ungherese, che pensò, dopo aver assistito personalmente alle vicende del caso Dreyfus a Parigi, che l’unica possibilità per gli ebrei di non esser discriminati o perseguitati fosse quella di vivere in uno stato proprio. L’inizio del sionismo politico si colloca dalla pubblicazione del suo Der Judenstaat (Lo Stato ebraico) nel 1896, mentre il primo congresso sionistico internazionale si tenne a Basilea l’anno successivo.

Herzl fu il principale fondatore del movimento sionista e i sionisti lottavano per il “ritorno a Sion”, ovvero a Gerusalemme, quindi in Palestina, all’epoca sotto il controllo dell’Impero turco-ottomano. Il loro obiettivo era la costituzione di uno Stato ebraico in Palestina, definita “Terra di Israele”, la terra promessa da Dio ad Abramo e al suo popolo. Il movimento sionista tuttavia non raccolse le adesioni e le simpatie di tutti gli ebrei: sia fra i riformati sia fra gli ortodossi vi furono oppositori alle tesi sioniste.

Dopo aver elencato e spiegato l’origine e il significato di questi importanti termini, possiamo concludere affermando che israeliano non è sinonimo di ebreo e non è il contrario di arabo. Israelita non è sinonimo di israeliano bensì di ebreo dell’antichità. Semita è un termine per evidenziare una caratteristica di un ebreo e anche di un arabo, da un punto di vista linguistico principalmente, ma antisemita è nato come termine discriminatorio rivolto unicamente contro un ebreo e non con una connotazione linguistica bensì razzista.

Oggi con il termine palestinese noi intendiamo, per sineddoche, un arabo palestinese, abitante dello Stato di Palestina, ma sia un israeliano sia un arabo palestinese potrebbero esser definiti palestinesi, in quanto abitanti della Palestina intesa come regione geografica o territorio, e ciò in base all’origine etimologica del nome.

Giudeo è un sinonimo di ebreo ma è importante ricordare che erano giudei alcuni ebrei, o israeliti, e non la totalità. Sionista non ha alcun sinonimo e il suo contrario non è antisemita bensì antisionista, poiché vi sono ebrei nel mondo, che non sono certo antisemiti, ma che non appoggiano il “ritorno a Sion”.