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Dal 2013 Putin e Xi Jinping si sono incontrati quarantadue volte. L’ultima occasione risale allo scorso ottobre quando al Belt and Road Forum di Pechino, i due leader hanno ribadito come le minacce comuni stiano rafforzando la cooperazione tra Russia e Cina.

Collaborazione attiva su più fronti: energetico, infrastrutturale, tecnologico e militare. Il volume degli scambi commerciali tra Russia e Cina nel periodo compreso tra gennaio e ottobre di quest’anno è infatti aumentato del 27,7% rispetto al 2022, raggiungendo i 196,48 miliardi di dollari e vedendo un incremento delle esportazioni cinesi verso la Russia, fattore che evidenzia secondo i commentatori occidentali una subordinazione del Cremlino nei confronti del Dragone.

La Russia, dopo aver perso i suoi mercati energetici in Europa, ha visto un’espansione delle esportazioni di gas e petrolio in Asia, promettendo entro il 2030 di fornire all’alleato cinese almeno 98 miliardi di metri cubi di gas e 100 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto; in più nell’ultimo periodo sono stati concordati tutti i parametri per la costruzione di un secondo gasdotto che trasporterà gas dalla Siberia alla Cina.

È plausibile che Pechino possa svolgere il ruolo di salvagente per l’economia russa ma è altrettanto chiaro che la Russia sia per Xi un alleato affidabile e fondamentale per lo sviluppo della “Nuova via della Seta”. L’asse tra Mosca e Pechino, caratterizzato da “un’amicizia senza limiti” rappresenta quindi per Putin e Xi la base per la costituzione di un “Nuovo ordine mondiale”, non più guidato dall’Occidente ma composto da un gruppo di Stati posti sullo stesso piano e desiderosi di collaborare per ottenere un reciproco vantaggio.

Un’alternativa guardata con interesse da molti paesi africani e dagli stati con un passato comunista e che non può non turbare l’Europa e gli Stati Uniti, dal momento che i progetti congiunti tra Russia e Cina riguardano anche l’Artico. Negli ultimi anni si è registrata una crescente presenza della Cina lungo la rotta artica, compresa all’interno della zona economica esclusiva russa. Oltre alle esercitazioni navali delle rispettive marine e agli accordi di sicurezza marittima nell’estremo nord, i due paesi stanno anche elaborando tecnologie innovative per monitorare le condizioni del ghiaccio, minacciato dalle continue attività estrattive.

Con tali presupposti commerciali, strategici e militari è quindi ipotizzabile che in futuro possa tornare sui tavoli delle discussioni la creazione della “Via della Seta polare” già proposta da Xi Jinping e che dovrebbe collegare i porti cinesi a quelli dell’Europa atlantica. Stando alle parole di Putin, la Russia non si limiterà a invitare i suoi partner a utilizzare unicamente il potenziale di transito dell’Artico, al contrario ha sollecitato i paesi interessati a partecipare attivamente alla realizzazione di una via commerciale che possa favorire un’intensificazione degli scambi.

Sul piano militare invece, il Ministro della Difesa russo Shoigu ha specificato che la partnership con la Cina non è volta a creare un blocco geopolitico come ai tempi della Guerra Fredda ma è indirizzata all’elaborazione di strategie e armamenti moderni, necessari per la sicurezza di Mosca e Pechino. La Cina, unica superpotenza ad aver presentato un piano di pace per il conflitto in Ucraina, giudicato fazioso dagli Stati Uniti e realistico dalla Russia, non ha ufficialmente fornito armi all’esercito e ai paramilitari russi, anche sono state trovate alcune armi e munizioni di provenienza cinese nelle zone occupate da Mosca.

Anche se considerata neutrale, è innegabile il supporto della Cina alla causa russa, almeno dal punto di vista strettamente ideologico. Questa unità d’intenti tra Russia e Cina, diffusa dal Medio Oriente, all’Africa fino all’Artico e in generale sul concetto di egemonia globale, non sembra momentaneamente una forzatura.

Presumibilmente le due superpotenze potranno quindi cooperare sullo stesso piano fino a quando i reciproci interessi non saranno contrastanti, come accadde in alcune fasi dell’epoca sovietica; al giorno d’oggi però questa collaborazione fra i due stati non è soltanto funzionale e vantaggiosa ma persino indispensabile per la loro stabilità sullo scacchiere internazionale.