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Era prevedibile, perché i segnali c’erano tutti e anche se la portata del problema sfugge ancora all’attenzione dell’opinione pubblica, l’abuso del Fentanyl è un problema che riguarda anche l’Italia.

L’ultimo sequestro risale al 15 novembre, quando la Guardia di Finanza, coordinata dal pm Matteo Centini, riceve una segnalazione mandata dalla Dea all’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma e arresta il piacentino Giancarlo Miserotti, ora in stato di custodia cautelare con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti: stava trasportando circa 100 mila dosi di Fentanyl, già confezionate e pronte per le singole consumazioni, l’equivalente di circa 250 mila euro.

La cosiddetta “droga degli Zombie” è un farmaco molto potente che, stando ai dati diffusi dal Dipartimento della salute di New York, nel 2023 ha causato più di 3000 morti solo nella città metropolitana. Usato come anestetico soprattutto per il trattamento dei tumori in stadio avanzato, secondo l’European monitoring centre for drugs and drug addiction l’oppioide sintetico prodotto in Cina ha una potenza almeno 80 volte superiore alla morfina, ma una durata molto più breve e, utilizzato con altre droghe come eroina e cocaina, crea un mix letale.

Negli Stati Uniti, principale mercato di riferimento del commercio illegale, è in atto una vera e propria epidemia, basti pensare che l’escalation dei decessi per overdose da Fentanyl ha raggiunto nel 2021 il tragico primato di circa 70.600 vittime. Ecco che la lotta al commercio illegale di Fentanyl diventa terreno comune tra il presidente USA Joe Biden e il suo omologo cinese Xi Jiping. Del resto se oggi il Presidente degli Stati Uniti ha un problema che può costargli la rielezione è proprio la guerra al narcotraffico, da sempre obiettivo del fronte repubblicano che ha denunciato a più riprese il lassismo della Casa Bianca contro una piaga sociale che sta flagellando intere comunità americane.

E allora, se il vertice tra Washington e Pechino dei giorni scorsi non ha portato grandi risultati in merito ai vari dossier sul tavolo, i primi segnali di disgelo riguardano proprio la lotta al “fentanyl”; lo testimonia l’accordo siglato a margine del vertice Apec di San Francisco che prevede l’istituzione di una task force internazionale per combattere i cartelli della droga messicani i quali, per sintetizzare la droga, utilizzano componenti esportate dalle aziende cinesi.

Nel frattempo, però, lo smercio di questa sostanza è diventata una questione globale perché attraverso l’utilizzo di criptovalute non tracciabili si moltiplicano gli acquisti nel dark web. N’è ben consapevole il governo italiano: proprio lo scorso luglio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi incontrava a Washington la viceprocuratrice generale statunitense, Lisa Monaco, e il segretario alla Sicurezza interna Alejandro Mayorkas per discutere di contrasto al traffico di droga, con particolare riferimento agli scambi investigativi tra le rispettive forze di polizia.

Del resto, se nel nostro Paese il primo decesso legato all’assunzione di Fentanyl si è registrato nel 2018, sono bastati pochi anni perché il mercato proliferasse nel silenzio, e come testimoniano i dati forniti dall’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti delle Nazioni Unite, nel 2021 l’Italia, con il 6,3% dei consumi, era il quarto paese al mondo per utilizzo di Fentanyl, dietro solo a Stati Uniti (19,3%), Germania (14,5%) e Spagna (11,8%).

Per il momento la Direzione centrale dei servizi antidroga rassicura dicendo che il fenomeno è sotto controllo, ma l’attenzione rimane alta, lo confermano le parole del Ministro degli affari esteri Antonio Tajani che all’ultima riunione della Coalizione globale contro la minaccia delle droghe sintetiche ha ribadito l’importanza di seguire i flussi di denaro per ricostruire i business criminali.

Dunque, di fronte a quella che si profila come una vera emergenza, il percorso tracciato dal Governo è chiaro: tolleranza zero contro tutte le droghe e il narcotraffico perché, usando le parole del Presidente Giorgia Meloni, “se prima l’Italia esportava la mafia, oggi esportiamo l’antimafia” e siamo impegnati contro un avversario comune, l’illegalità.